Il ricordo del paese di Medesano


da L’Informazione di Parma del 21 feb 2006 – pagina 19 di Mariagiulia Bertucci

 

Il ricordo del paese di Medesano

 

C’erano proprio tutti ieri a salutare Romano. C’erano i vecchi compagni di briscola, i vicini di casa, gli amici. Erano tutti lì, riuniti insieme in un silenzioso corteo, formato soprattutto da ricordi, non del famoso Maestro Gandolfi, ma del Romano ragazzo, del compagno di avventure. «Per me era un grande amico ricorda Dante Orzi ci trovavamo spesso insieme al bar per una sincera chiacchierata. L’ho sempre apprezzato per come si comportava con noi, con i ragazzi del paese. Al ritorno dai suoi numerosi viaggi Romano, anche negli anni di maggior successo, si levava i panni del direttore d’orchestra per ritornare ad essere l’amico di sempre, al pari di tutti gli altri». Un atteggiamento riconosciuto da tutti e che ricordano con molto affetto Maria e Albertina Consigli del Bar Poggio, il luogo in cui il Maestro si godeva qualche ora di pace: «Romano era da sempre un nostro affezionato cliente. Veniva nelle ultime ore del pomeriggio e si sedeva nel nostro terrazzino con i suoi amici, fermandosi fino a tarda sera. Le ore al suo fianco scorrevano veloci, tra barzellette ed aneddoti che amava raccontare in rigoroso dialetto medesanese. Era molto generoso: non importava quale fosse il risultato della partita a briscola per sapere chi alla fine avrebbe pagato il conto». Affetto dal diabete, si faceva preparare bibite ghiacciate anche d’inverno. Non rinunciava però al gelato e chiedeva una razione scarsa aggiungendo “Se mi vuoi bene me lo dai piccolo piccolo”». «Lo conoscevo da quasi quarant’anni – ricorda Giuseppe Baratta, amico di famiglia – ma l’emozione più grande è stata vederlo dirigere Aida qui, nei giardini del vecchio monastero dieci anni fa, e sentirlo applaudire da tremila persone».

Tra le tante persone che hanno accompagnato il maestro, anche Enrico Iori, commediografo di Medesano: «Romano era mio vicino di casa e ci legava un profondo affetto. E’ stato il primo che ha spinto mio figlio Enrico Giuseppe ad intraprendere la carriera da cantante lirico e per questo gli sono ancora riconoscente. Tempo fa scrissi per lui una poesia che poi gli regalai. Ho passato molte ore a ricercarla tra i miei componimenti, sfortunatamente non sono riuscito a ritrovarla. Ho deciso così di scriverla di nuovo, aggiungendole emozioni provate in questo grande giorno di dolore».

 

Mariagiulia Bertucci