Il libro: la recensione di RivistaMusica.com


La recensione del libro

 

rivistamusica.com

Il Forum di MUSICA – Tutto sulla musica classica

ROMANO GANDOLFI – Le ragioni di un dono

La musica da leggere

di F.PELETTI – 01/03/2012, 10:09

 

Cari amici del forum,
Come ogni anno, l’Orchestra sinfonica e Coro “Giuseppe Verdi” di Milano, verso la metà di febbraio, commemora la scomparsa di una delle figure di spicco della sua giovane ma già travagliata storia: quella di Romano Gandolfi, scomparso il 18 febbraio del 2006 in seguito a complicazioni cardio-circolatorie innestatesi su di una situazione diabetica piuttosto compromessa. Quest’anno è stata la volta del Mo John Axelrod, un simpatico e valente Texano, allievo di Leonard Bernstein, che ha diretto nella circostanza un Requiem di Mozart sanguigno e saporito, come le succulente bistecche di manzo della sua terra.
A latere di questa commemorazione è stato presentato un libro, non il primo in assoluto, ma sicuramente il primo esaustivo e d’eccellenza tipografico-editoriale, sulla vita del grande ed indimenticato direttore di coro Parmense (di Medesano, per la precisione).
Io, che ho avuto la fortuna ed il privilegio di dividere con lui molte delle ultime e significative tappe della sua carriera, non ho saputo resistere ed ho acquistato il volume.
Dopo averlo sfogliato e averne letto qualche brano (mi riprometto di leggerlo interamente nei prossimi giorni) Ve lo segnalo e Ve lo raccomando:

 

Maria Concetta Calcagno Zaccarini (prefazione a cura di Mirella Freni)

ROMANO GANDOLFI. LE RAGIONI DI UN DONO
L’Epos edizioni – Palermo (2011) collana “I Talismani” n.23  euro 80,00

E’ una pubblicazione scritta con l’amore che si riserva ad un amico e ad un maestro, di musica e di vita. Traspare tale affetto e tale dedizione in ogni pagina dell’elegantissima pubblicazione, che – oltre a rivelare aspetti curiosi della vita di Gandolfi: ad esempio l’essere stato un bambino prodigio nel suonare il mandolino, suo primo strumento, al pari, se non erro, di Antonio Vivaldi – offre davvero una bella panoramica sull’uomo Gandolfi e sull’artista.
La sua essenza, tanto secolare e tanto religiosa assieme (quella stessa che gli permetteva di “leggere” il Requiem di Verdi o La Petite Messe Solemnelle di Rossini come nessun altro, a mio avviso), i suoi modi asciutti ma irresistibilmente simpatici e soprattutto il suo talento, riconosciuto dai più grandi direttori scaligeri del “periodo Abbado”: Carlos Kleiber, Herbert Von Karajan, Carl Boehm, Leonard Bernstein, Georges Pretre; ma anche successivamente, quando Claudio Abbado lo volle insistentemente per la ripresa del “Boccanegra” nel 2001, quando James Levine lo chiamò altrettanto insistentemente per la preparazione del suo coro NewYorkese per “Moses und Aaron” di Schoenberg di cui non si riusciva a venire a capo, oppure quando Riccardo Chailly rischiò persino lo “strappo diplomatico” quando, al suo ingresso alla direzione della Gewandhaus di Lipsia, impose Gandolfi come direttore del coro (con scorno del direttore di coro locale) per il suo biglietto da visita musicale, ovvero quel Requiem di Verdi che non si ascoltava più dal 1966 in quelle latitudini.
Insomma, una pubblicazione che rende giustizia ad un uomo ed un musicista che dedicò la sua intera esistenza alla buona musica e che – autentico “eroe dei due Mondi” ebbe riconoscimenti ed apprezzamenti sia in Europa che in America.

Ci diceva – tra il serio ed il faceto – durante uno dei suoi rari momenti di distensione durante le prove di coro, che “L’UNANIMITA’ SI RAGGIUNGE SOLAMENTE AL CIMITERO”. Una di quelle sue frasi fulminanti, aforistiche, che ti si imprimevano nella memoria e che ancora fanno parte integrante del mio modo di vivere e sentire la musica.
Ebbene, caro Romano, se ancora potrai sentirmi e leggermi permettimi di dissentire: Tra le schiere di “unanimi” defunti, alcuni di essi è giusto che vengano ricordati e perpetrati alla memoria delle generazioni future, e tu, caro Romano, sei indiscutibilmente tra questi.

 

Salute a tutti.

F.PELETTI