José Carreras: “Gandolfi era un musicista completo”


José Carreras: “Gandolfi era un musicista completo”

 

dalla Gazzetta di Parma del 18 febbraio 2006 – pagina 9 di Elena Formica
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«Addio a un grandissimo»

Il ricordo di Carreras, Domingo e Nucci

 

Verdi compositore, Toscanini direttore, Gandolfi maestro di coro: una Musa, qui accanto al Po, ha seminato musica e genio. Romano Gandolfi aveva Verdi nel sangue, nel cuore, nel cervello. Aveva la musica nell’anima. Amabile e inflessibile, Romano Gandolfi è stato un grande. E adesso, a poche ore dalla scomparsa, ci accorgiamo che il suo nome appartiene alla storia onorata e vincente incancellabile di un’Italia che ha conquistato il mondo con l’arte.

Placido Domingo che attualmente si trova a New York, così lo ricorda: «Romano Gandolfi è stato un musicista autentico, gran conoscitore di voci e sensibilissimo artista. La sua maestria nel plasmare il coro, la sua spiccata vena verdiana, il suo rigore e la sua gioia nel far musica resteranno scritte nella memoria del teatro». Gli fa eco da Barcellona il tenore José Carreras, che dice: «Romano Gandolfi è stato un musicista completo: uno straordinario maestro di coro e anche un apprezzato direttore d’orchestra. Figlio di una terra sincera e verdiana, ha saputo imprimere ai suoi cori tutta l’anima e la poesia del canto. Il mondo della lirica è da oggi più povero. Romano Gandolfi ci mancherà».

Leo Nucci «Ero corista alla Scala e lui si accorse delle mie qualità»

Il grande Leo Nucci, raggiunto telefonicamente a Zurigo dov’è impegnato nella “Traviata”, è affranto: «I ricordi sono tanti, troppi, e adesso tutti confusi nel dolore. Farò l’impossibile per essere presente alle esequie di Romano Gandolfi, la persona che più di tutte mi aiutato nel mondo del teatro. Sì, ero corista alla Scala e lui, che era un mago nel riconoscere i talenti, si era accorto di certe mie qualità. Così, al di là di ogni regola, mi accordava ogni genere di permesso per assentarmi dal coro e tenere concerti da solista. Non mi chiedeva nulla. Lui, severissimo, credeva in me e mi dava la possibilità di volare. Diventammo poi grandi amici. E, ottenuto il successo, lavorai con lui in produzioni memorabili dove Romano fu anche direttore d’orchestra. Ricordo un fantastico “Rigoletto” a Barcellona con Alfredo Kraus; c’era anche Adriana Anelli, mia moglie, nel ruolo di Gilda. E poi altri mille incontri, tante belle serate e la sua contagiosa gioia di vivere…». Il regista Daniele Abbado ha appreso la notizia in mattinata. Suo padre, il celebre Claudio Abbado, si trova in Venezuela. Dice il regista: «Sono sotto choc. Per me Romano era una di quelle persone care che si conoscono da sempre e sembra che non debbano morire mai. Lo ricordo allora ero un ragazzo dietro le quinte della Scala. Lo vedevo mentre dirigeva il coro: mi affascinavano il suo entusiasmo, la sua passione, la sua sete di emozioni. Il legame di mio padre con Gandolfi era fortissimo. Una stima, una complicità, che non vennero mai a cessare, tanto che mio padre volle Romano Gandolfi e il suo coro per il “Simon Boccanegra” realizzato a Ferrara. Di Gandolfi ho anche ricordi miei, slegati dalla Scala di Claudio Abbado. Penso, ad esempio, al leggendario “Otello” diretto da Kleiber nel 1976: io avevo vinto una borsa di studio della Scuola del Piccolo ed ero uno dei quattro assistenti alla regia: rividi allora Gandolfi, sempre forte e appassionato, alla guida del coro scaligero. L’esito fu trionfale. Sono convinto di una cosa: che Romano Gandolfi abbia avuto, in fondo, una vita meravigliosa. Ha seguito il suo sogno. E ha dato qualcosa di straordinariamente grande alla musica».

 

Elena Formica

 

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