La “Stella”


 Enrico Iori la nuova “Stella”

IoriEnricoMedesano ha già una nuova “stella” nascente. In realtà si tratta di un fiore già sbocciato che porta nei teatri italiani la sua voce potente e calda. E’ lui il nuovo testimone dei valori verdiani, il degno successore – anche se in campi diversi – dell’opera di Romano Gandolfi.

E’ Enrico Giuseppe Iori. Ha studiato al Conservatorio di Parma, specializzandosi in seguito con Lucetta Bizzi, Carlo Bergonzi e Carlo Meliciani. Anche se giovane – ha debuttato 18 anni fa – ha già collezionato un curriculum di tutto rispetto esibendosi nei teatri più prestigiosi al monto in diversi importanti ruoli. Forte anche di un importante physique du role non resta che augurargli una carriera lunga e di grandi successi.

Apprezzato basso verdiano, dopo il debutto nel 1996 ha calcato i palcoscenici di alcuni fra i maggiori teatri a livello internazionale, fra i quali Teatro alla Scala, Teatro La Fenice di Venezia, Teatri Filarmonico e Arena di Verona, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Parma, Teatro Regio di Torino, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Valli di Reggio Emilia, Teatro Donizetti di Bergamo, Macerata Opera Festival, Opéra de Montpellier, Teatro Nazionale Saõ Carlos di Lisbona, Festival di Avenches e Teatro Bolshoj Theatre di Mosca.

Ha collaborato con importanti direttori d’orchestra quali Bruno Bartoletti, Bruno Campanella, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Daniel Oren, Georges Prêtre, Renato Palumbo, Donato Renzetti, Carlo Rizzi, Jeffrey Tate, e con registi quali Daniele Abbado, Liliana Cavani, Denis Krief, Pier Luigi Pizzi, Lamberto Puggelli, Luca Ronconi, Emilio Sagi, Franco Zeffirelli.

Il suo repertorio include ruoli quali Oroveso (Norma), Giorgio (I Puritani), Raimondo (Lucia di Lammermoor), Don Basilio (Il barbiere di Siviglia), Alfonso (Lucrezia Borgia), Colline (La bohème), Timur (Turandot), Oberto (Oberto, Conte di San Bonifacio), Zaccaria (Nabucco), Silva (Ernani), Attila (Attila), Banco (Macbeth), Walter (Luisa Miller), Sparafucile (Rigoletto), Fiesco (Simon Boccanegra), Padre Guardiano (La forza del destino), Filippo II (Don Carlo), Re (Aida).

Ha al suo attivo numerose incisioni, fra le quali Aida (produzione di Busseto con la regia di Zeffirelli, Aroldo (con la regia di Pier Luigi Pizzi), Lucia di Lammermoor e Lucrezia Borgia (dal Festival Donizetti di Bergamo), Macbeth (dvd; live dal Teatro Regio di Parma).

Nel corso della stagione 2010/11 ha interpretato La forza del destino (Marchese di Caltrava) e Aida al Maggio Musicale Fiorentino con la direzione di Zubin Mehta, La Wally a Francoforte, Il trovatore (Conte di Luna) al Teatro Politeama di Lecce, Turandot (Timur) al Festival Puccini di Torre del Lago, Lucia di Lammermoor (Raimondo) al Teatro La Fenice di Venezia.

Ha compiuto inoltre l’atteso debutto sul palcoscenico del Teatro alla Scala interpretando il ruolo del titolo in Attila di Verdi.

Ha inaugurato la stagione 2011/12 con il grande successo in Don Carlo (Filippo II) al Teatro Sao Carlos di Lisbona. In seguito ha interpretato Ernani (Don Ruy Gomez de Silva) a Sassari, La Damnation de Faust (Brander) al Teatro Massimo di Palermo, La battaglia di Legnano (Federico Barbarossa) al Teatro Verdi di Trieste e Norma (Oroveso) al Teatro Regio di Torino.

Fra i suoi prossimi impegni annovera Ernani (Don Ruy Gomez de Silva) al Teatro Ponchielli di Cremona, Rigoletto (Sparafucile) al Metropolitan di New York e La forza del destino (Padre Guardiano) alla Washington Opera.

ENRICO IORI: «NON CANTO AL REGIO E NON SO PERCHE'»

venerdì 10 luglio 2009

ENRICO IORI: «NON CANTO AL REGIO E NON SO PERCHE’»

“L’ultima volta che mi sono esibito al Regio – dice – è stato nel 2006 poi è arrivato il sovrintendente Mauro Meli e non mi ha proposto nemmeno un’audizione. Cantavo nella Corale Verdi: fu Walter Darecchio a darmi la spinta per una carriera da solista. Con il computer vado a nozze: sono il cantante più tecnologico che ci sia”.

da PramzanBlog

 

Si può dire che è figlio d’arte. Nel senso che suo padre è un artista. E anche lui. Ma suo padre, Enrico, esercita nel campo del teatro dialettale (è il leader della compagnia El Ravisi). E lui, Enrico Giuseppe, in quello della musica lirica. È un basso, Enrico Giuseppe Iori, 41 anni a settembre, e anche bravo. Uno che si è affermato in parecchi concorsi canori, per esempio il Callas, uno che è già di casa alla Scala, all’Arena e in parecchi altri teatri italiani. E che sta cominciando a farsi notare anche all’estero. Enrico Giuseppe Iori, medesanese come il grande maestro Romano Gandolfi, con il quale ha lavorato e del quale ricorda la straordinaria bravura, la professionalità, l’umanità, la magìa di quella sua irripetibile bacchetta. Enrico Giuseppe Iori che i parmigiani hanno recentemente apprezzato alla Pilotta, nella parte di Ramfis (“l’ho fatta 150 volte”, dice) nell’Aida sotto le stelle. Enrico Giuseppe Iori che spiegherà a Pramzanblog perché, nonostante la bravura, da qualche anno non canta mai “in casa”, vale a dire al Teatro Regio.

Come mai sei nato a Caracas?

“Perché mio padre, Enrico, e mia mamma Josefina, spagnola, erano emigranti. In Venezuela. Ma papà aveva sempre avuto l’idea di tornare in Italia. E così fu. Io sono nato il 25 settembre 1968, a Caracas. Un anno dopo ero già, con i miei, in Italia”.

Non hai mai avuto l’occasione di tornare in Venezuela?

“No, ma mi piacerebbe. Ho infatti un sogno nel cassetto: tenere un concerto nel Teatro di Caracas”

Dove hai compiuto i tuoi studi?

“Le elementari e le medie a Medesano, poi l’Itis a Parma. Poi, finiti gli studi, sono entrato nel mondo del lavoro. Ho lavorato, nel Parmense, per l’Olivetti e l’IBM. Sono stato responsabile tecnico di una società nel fidentino. Ma a 24 anni ho voluto mettermi completamente in gioco. Ero apprezzato, stimato, ma mi mancava qualcosa… Avevo una grande passione per la musica. Avevo cantato nel coro del paese e poi ero entrato nella Corale Verdi… Capii che la musica era la mia strada. Fu Walter Darecchio, della Corale Verdi, a darmi la spinta. «Hai una voce importante», mi disse «approfittane». Allora mi misi nelle mani di insegnanti importanti, Lelio Capilupi, Lucetta Bizzi, Carlo Bergonzi. Anche adesso, da cinque anni, sono seguito da un ottimo insegnante, l’ex baritono Carlo Meliciani”.

Che cosa ricordi dei tuoi esordi come solista?

“Ricordo un Ballo in maschera in forma di concerto al Teatro Magnani di Fidenza. Il mio primo ruolo in una “messa in scena” fu Sparafucile in un “Rigoletto”, a Roma. La svolta è arrivata con una borsa di studio dell’Accademia Verdiana della Fondazione Toscanini e poi con il concorso Callas. E la grande soddisfazione di un’Aida, regia di Zeffirelli, al Teatro Verdi di Busseto, nel ruolo di Ramfis. Da allora è cominciata la mia collaborazione con l’Arena di Verona… Ho cantato anche alla Scala. E stanno per arrivare anche i primi impegni all’estero. Abito a Medesano, lo stesso paese dell’indimenticabile maestro Romano Gandolfi… Sì. Indimenticabile davvero. Un grandissimo musicista. Il mio primo Verdi, un Requiem, l’ho fatto sotto la sua direzione, a San Gimignano”.

Che cosa fai quando sei libero da impegni canori?

“Così come nel lavoro sono estroverso, nella vita privata sono un po’ orso. Mi piace la tranquillità. Nel tempo libero mi divido un po’ tra Medesano e Milano, dove ho amicizie. Anzi, mi azzarderei a dire che sto meglio a Milano, perché nel mio paese mi vogliono… fin troppo bene. Hanno costruito attorno a me una specie di mito. I miei compaesani esagerano un po’ nei miei confronti”.

Vai spesso a Parma?

“Sì, ci vado”.

Come mai non ti chiamano mai al Regio, da un po’ di tempo a questa parte?

“Vorrei saperlo anch’io. È dal 2006 che non canto più al Regio. Da quando è arrivato il sovrintendente Mauro Meli non mi hanno proposto nemmeno un’audizione. Mi chiedo come mai. Comunque io non sto a pregare nessuno. Sono una persona molto orgogliosa”.

Quali sono i tuoi impegni, in questo periodo?

Il 23 farò parte del cast del Don Giovanni di Mozart allo Sferisterio Opera Festival di Macerata, che andrà in scena al Teatro Lauro Rossi. Avrò il ruolo del Commendatore. Poi mi aspettano I Puritani a La Coruna, il Barbiere a Bergamo, Lucca, Rovigo e Savona. E poi ancora il Trovatore a Trieste”.

Hai qualche passione, oltre la musica?

“Una vera e propria passione no. È la musica la mia vita. Però mi diverto molto con il computer. Credo di essere il cantante più tecnologico che ci sia”.

Achille Mezzadri (PramzanBlog)

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